Appartenente alla famiglia delle rosacee, il cotogno
giapponese ( chaenomeles Japonica o
cydonia ) è un arbusto a portamento eretto con rami spinosi, le foglie iniziano
a svilupparsi quando la pianta è già fiorita e sono inizialmente brune,
crescendo diventano di colore verde lucido. I fiori, simili a quelli degli
alberi da frutto, sono larghi fino a tre centimetri; si conoscono varietà con
fiori di color rosa, bianco, rosso scarlatto.
Dimensioni: può raggiungere i 150 centimetri di altezza (la
larghezza della chioma è sempre maggiore dell’altezza e arriva fino a un
massimo di 2 metri).
Epoca di fioritura: marzo-maggio (la fioritura è prolungata
e può superare le quattro settimane).
I frutti, per forma, sono simili a quelli del melo cotogno e
maturano ad autunno inoltrato.
Utilizzazione: per creare siepi e cespugli, per ornare
palizzate e muri, infine come fiore reciso.
Messa a dimora: l’epoca ideale è l’inizio della primavera,
la buca deve essere sempre grande almeno il doppio del vaso sia in larghezza
sia in profondità.
Esposizione: il cotogno giapponese è una pianta che si
adatta a stare in posizioni soleggiate oppure a mezz’ombra. Le piante poste in
pieno sole hanno maggiori garanzie di superare senza danni le gelate di fine
inverno che possono compromettere lo sviluppo dei boccioli. Le giovani piante
in fase di allevamento(primi due anni di vita) sono più sensibili al freddo e
vanno protette durante l’inverno con una pacciamatura. Le piante adulte non
temono il freddo e il caldo estivo.
Acqua: annaffiature regolari, più frequenti d’estate ( per
regolarsi con le annaffiature, toccare il terreno ed evitare i ristagni idrici
che provocano marciumi).
Concime: per nutrire utilizzare in primavera e in autunno un
buon terriccio di foglie e/o torba da inglobare nel primo strato di terreno.
Avrà la duplice valenza di apportare sostanze nutritive e combattere
l’alcalinizzazione del suolo. In terreni con PH troppo elevato la pianta può
soffrire di clorosi ferrica cioè del mancato assorbimento del ferro e della
conseguente decolorazione delle foglie. La fertilizzazione con torba e
terriccio di foglie previene il problema.
Accortezze: se la pianta viene colpita da afidi, utilizzare
prodotti specifici seguendo attentamente le istruzioni e i consigli di un buon
vivaista.
Potatura: si esegue dopo la fioritura ed ha una doppia
finalità, diradare la chioma se diventa troppo folta, favorendone un rinnovo
con il taglio completo del ramo e di
ringiovanirla potando i rami che si sono formati nell’anno precedente alla
lunghezza di sole tre gemme ( questo metodo di potatura, che conserva una forma
espansa ma regolata, non è seguita da tutti. Alcuni preferiscono solo il
diradamento, altri potano in modo ancora più pesante, c’è poi chi non pota per
nulla lasciando che la pianta si sviluppi come meglio crede accontentandosi di
fioriture più contenute. Quest’ultimo caso è frequente se le piante sono
inserite come elemento decorativo in siepi miste o in zone poco frequentate del
giardino).
Moltiplicazione: la moltiplicazione può essere fatta per
talea in agosto, per seme o innesto in primavera… per avere nuove piante il
metodo più semplice è la separazione dei numerosi polloni basali che devono
essere messi a radicare in vasi singoli e allevati per almeno due anni prima di
essere posti in piena terra.
Curiosità: i frutti sono commestibili. Non si prestano a
essere consumati freschi ma solo previa cottura per preparare conserve o un
prodotto simile alla cotognata, una gelatina dura da tagliare a cubetti.
Maturano ad autunno inoltrato.
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