mercoledì 1 novembre 2017

orchidea - PAPHIOPEDILUM



I paphiopedilum sono orchidee originarie del sottobosco delle zone montane dell’Asia tropicale dove crescono in grandi gruppi sui cumuli di foglie morte o nel terriccio che si deposita nelle fessure tra le rocce.


Sono piante terrestri e quindi non hanno i cosidetti pseudobulbi che sono organi sotterranei speciali delle orchidee che vivono sugli alberi e che servono per accumulare acqua ed elementi nutritivi. Hanno invece radici carnose collegate alle foglie da un piccolo fusto sotterraneo che è il rizoma. Le foglie, riunite in ciuffi, sono verdi, striate di rosso-bruno o macchiate di bianco; dal centro spunta un fiore o più raramente due. I paphiopedilum che troviamo nei vivai oppure supermercati, sono più resistenti e con fiori più grandi delle specie tipiche e sono il risultato di diversi incroci fatti dai floricoltori. Di solito li troviamo coltivati in vasi stretti e profondi, perché le radici sono poche ma lunghe. 

Tipo di terreno: per avere una pianta rigogliosa e una bella fioritura il terreno più adatto è quello specifico per orchidee in vendita in tutti i vivai. 

Acqua: tra un’annaffiatura e l’altra non lasciare mai asciugare completamente il terreno. Queste orchidee non hanno organi atti a trattenere l’acqua e devono quindi avere sempre a disposizione l’acqua di cui necessitano per svilupparsi. Quando annaffiamo stiamo attenti che l’acqua non si depositi all’ascella delle foglie, perché si possono formare muffe e marciumi. Un sistema sicuro è quello di immergere i vasi fino all’altezza del bordo nel lavello o in una bacinella con acqua a temperatura ambiente .

Ambiente ed esposizione: per favorire la fioritura del paphiopedilum dobbiamo assicurare la giusta umidità, una buona ventilazione e un po’ d’ombra. Dobbiamo anche prevedere e rispettare un periodo di riposo di circa due o tre mesi con temperature notturne di circa 12 °C ( una soluzione pratica è rappresentata dal bagno, un ambiente normalmente umido e con scarsa luce, ideale perciò per piante così piccole e desiderose di ombra ed elevata umidità ambientale). 

Concime: concimiamo ogni 30 giorni con un fertilizzante specifico per orchidee. 

Periodo di fioritura: la fioritura di queste orchidee dura in genere molto a lungo. Anche i fiori recisi si mantengono belli per più di trenta giorni con l’acqua rinnovata. 

Moltiplicazione: per divisione dopo la fioritura (possiamo moltiplicare molto facilmente questa pianta dividendone i germogli. Ogni germoglio è infatti collegato a un pezzetto del rizoma e può trasformarsi in una nuova pianta. Sono necessari quasi due anni perché il nuovo germoglio inizi a fiorire). 

Rinvaso: al momento dell’acquisto non è detto che una pianta d’orchidea sia invasata nel modo giusto; è bene quindi procedere al rinvaso (utilizzando un terreno specifico per orchidee). La stessa procedura va seguita, ovviamente, nel caso di crescita di nuovi  getti che rendono il contenitore insufficiente, ricordandosi sempre che le orchidee non necessitano di vasi grandi, contrariamente a quanto può essere portato a pensare un principiante. 

Tipo di vaso: specifico per orchidee.




domenica 5 febbraio 2017

Mirtillo – vaccinium myrtillus



Famiglia: ericacee

scelta delle varietà
i mirtilli che crescono spontanei nei boschi delle Alpi e degli Appennini non riescono ad ambientarsi fuori dal loro habitat; per la coltivazione in vaso la varietà più adatta è il mirtillo gigante americano  ( vaccinium myrtillus – famiglia ericacee) ; un arbusto a portamento eretto, che produce bacche un po’ più grosse di quelle del mirtillo selvatico, ma altrettanto succose e saporite. La varietà Bluecrop resiste fino a -8°C mentre la varietà Duke si adatta anche alle zone con clima invernale mite. 

Impianto
Le piante vanno acquistate alla fine dell’inverno e trapiantate in contenitori alti almeno 45 cm (una per ogni vaso) – il mirtillo ha radici piuttosto profonde. 

Esposizione
Gradisce posizioni a mezz’ombra e un’umidità ambientale piuttosto elevata.

Coltivazione
Necessita di un terriccio acido, senza ristagni idrici e ricco di sostanza organica – a fine inverno va concimato con un fertilizzante completo e ricco di ferro – fruttifica sui rami dell’anno precedente che poi diventano improduttivi e si possono eliminare.

Raccolta e impiego
Le bacche del mirtillo, che maturano da metà di giugno ad agosto a seconda della zona climatica e della varietà, vanno staccate dai grappoli soltanto quando sono di colore azzurro intenso – si possono mangiare crude o usare per marmellate.

giovedì 29 dicembre 2016

Auguri!

               Tanti Auguri di buone feste a tutti i seguaci del blog!!!

lunedì 5 settembre 2016

PERO ASIATICO - NASHI




Il “nashi”, o “pero asiatico”, è nativo della Cina centrale, che è attualmente il primo paese produttore, dove è coltivato da oltre 2000 anni ed è chiamato “Li”. A partire dal Settecento la coltivazione si è diffusa anche in Giappone e Corea, dove era comunque già presente da millenni. Assieme agli emigranti cinesi arrivò poi negli Stati Uniti durante l’Ottocento. Nel continente americano è oggi coltivato principalmente in California, anche per la richiesta che deriva dalla presenza di una numerosa comunità asiatica. Solo negli anni ottanta la coltivazione del nashi è iniziata anche in Europa, soprattutto in Francia ed Italia. Una delle ragioni della mancata diffusione del nashi in Italia ed Europa è probabilmente la carenza d’informazioni che ha creato incomprensioni ed equivoci nella commercializzazione. Per evitare confusioni è meglio chiamarlo col nome di “nashi” (che significa pero in giapponese), poiché identificarlo con la pera può essere fuorviante. Possiamo considerare il nashi come un “cugino” delle nostre pere: infatti entrambi fanno parte del genere Pyrus, che raccoglie circa 23 specie. Da un punto di vista botanico le varietà di pere europee appartengono alla specie Pyrus communis mentre quelle asiatiche, per la maggioranza, fanno parte della specie Pyrus pyrifolia (indicato anche come P. serotina). Ma, oltre alla differenza di sistematica, si tratta in pratica di una tipologia di frutto molto diversa.
Il nashi ha una polpa croccante e succosa che come consistenza può ricordare più la mela che la pera. Per questo negli USA è denominato mela-pera, in riferimento anche alla forma tondeggiante. Il sapore però, a differenza delle mele, manca di acidità e non ha gli aromi tipici delle pere europee. Possiamo definire il nashi come un frutto dolce e fresco gradevole e dissetante, ideale per mitigare la calura estiva. Similmente ad altri frutti esotici, come l’avocado, si può utilizzare il nashi come ingrediente di antipasti e insalate oltre che macedonie; per questo è chiamato anche “salad pear”. La forma tipica dei frutti di nashi è generalmente tondeggiante, un po’ appiattita, simile a quella di numerose varietà di melo (per questo motivo è chiamato anche “pera-mela”). La polpa è molto croccante e succosa, ricca di acqua e sali minerali, soprattutto potassio e magnesio. L’epidermide del nashi è liscia e delicata, tipicamente “punteggiata”, per la presenza di lenticelle (una sorta di pori) molto evidenti. Per questo nella commercializzazione viene protetto con imballaggi particolari. In Giappone i frutti vengono spesso utilizzati come doni, un po’ come fossero dolci o cioccolatini.
Il nashi è una pianta abbastanza adattabile, sostanzialmente con poche pretese, che si può coltivare nella maggior parte del territorio italiano. In pratica vive bene dalle aree dove viene coltivato il pesco, fino a quelle tipiche del melo. Resiste bene al freddo invernale, mentre può avere qualche problema (anomalie di fioritura e scarsa fruttificazione) nelle aree con inverni miti dove non viene soddisfatto il “fabbisogno in freddo” (numero di ore con temperature inferiori a 7 C°) che per questa specie è medio-elevato. La fioritura avviene in epoca media (qualche giorno di anticipo rispetto le pere europee).

Innesto
Il nashi viene solitamente innestato su semenzali di Pyrus communis, P. pyrifolia o altre specie poiché, a differenza delle pere europee, non è affine coi portinnesti di cotogno. Su tali portinnesti si ottengono piante con buona vigoria, adattabili a diverse tipologie di terreno e abbastanza resistenti alla siccità. Qualche problema di “clorosi” (ingiallimenti fogliari e scarsa vegetazione) ci può essere nei terreni molto calcarei o con pH elevato, ai quali si può rimediare con somministrazione  di chelati di ferro.
 
Impollinazione
Le piante iniziano a fiorire e fruttificare fin dai primi anni d’età, poiché la maggioranza delle varietà fruttifica su rami di un anno. La produzione è generalmente elevata, a condizione che sia assicurata una sufficiente impollinazione. Infatti la maggioranza delle varietà di nashi sono autoincompatibili, cioè per fruttificare regolarmente necessitano della vicinanza di un’altra varietà il cui polline sia compatibile e possa fecondare i fiori.

Diradamento dei frutti
Le piante di nashi sono solitamente molto produttive, per questo è spesso necessario intervenire con un adeguato diradamento dei frutti. Appena terminata l’allegagione, circa un mese dopo la fioritura, è consigliabile intervenire diradando i singoli corimbi (il “mazzetto” di fiori tipico delle pomacee, che si forma da ogni gemma) che di solito portano tre frutti o più. Si dovrà lasciarne uno solo per corimbo, distanziandoli in modo da avere non più di un frutto ogni 20-30 cm di ramo. Come per altre specie da frutto eseguire il diradamento dei frutti è importante non solo per incrementare la crescita di quelli lasciati sulla pianta ma, lo scopo principale, è quello di evitare che una fruttificazione eccessiva impedisca la formazione di nuove gemme a fiore per l’anno seguente.
Non sono molte le avversità che possono colpire il nashi; la principale è sicuramente la carpocapsa, il “baco” che attacca i frutti di tutte le pomacee.

Varietà consigliate
Essendo una specie coltivata da millenni, almeno nei paesi d’origine, si conoscono tantissime varietà di nashi, che vengono distinte in due grandi gruppi secondo il colore dell’epidermide: a frutto giallo-verde, oppure dorato-bronzato. Tra le tante cultivar ne possiamo consigliarne due, con buone caratteristiche e facilmente reperibili presso i vivai. Hanno logicamente dei nomi molto “orientali”: ‘Nijisseiki’ e ‘Hosui’; la prima a frutto giallo e la seconda bronzato, sono tra loro compatibili e si impollinano a vicenda.




venerdì 12 agosto 2016

ASTER - SETTEMBRINI


Pianta erbacea perenne. Il nome aster in greco significa “stella” per via della forma dei fiori.
FIORE: il fiore è simile a quello di una margherita, con “bottone” centrale circondato da petali colorati di larghezza di 2-3 cm.
COLORE FIORE: violetto, blu, bianco, lilla rosa.
PERIODO DI FIORITURA:  
aster alpinus in primavera

aster amellus tra luglio e settembre


aster domus da agosto a ottobre.

ALTEZZA: da 30 a 60 cm.
TERRENO: cresce bene in qualsiasi tipo di terreno, è consigliato un terreno per piante da fiore.
TEMPERATURA: predilige il caldo e sopporta bene il freddo ( fino a -20°C).
ESPOSIZIONE: aree soleggiate.
ACQUA: tra un’annaffiatura e l’altra lasciare asciugare il terreno evitando i ristagni idrici che provocano marciumi ( per regolarsi con le annaffiature toccare il terreno e seguire l’andamento climatico).
POTATURA: per ottenere settembrini rigogliosi e una migliore fioritura, si consiglia di provvedere all’eliminazione di fiori secchi o danneggiati; dopo la fioritura si consiglia di tagliare a circa 15 cm di altezza dal terreno i rami, poiché in caso contrario la pianta tende a svilupparsi in altezza con le parti superiori dei rami spoglie.
CONCIMAZIONE: i settembrini non necessitano di molto concime, è sufficiente utilizzare un po’ di concime specifico per fiori mischiandolo all’acqua delle annaffiature ( durante la fioritura con cadenza mensile).
MOLTIPLICAZIONE: può avvenire per divisione dei cespi da effettuare dopo la fioritura tagliando sezioni dotate di radici e un solo getto vitale oppure per semina in  primavera.
COLTIVAZIONE IN VASO: utilizzare un vaso con diametro minimo di 30 cm (per una pianta di circa 60 cm) che ogni anno deve essere cambiato; in alternativa dividere la pianta in cespi più piccoli in più vasi.